Fattoria amica, un progetto a emissioni, spreco e rifiuto zero

PROGETTO “FATTORIA AMICA: emissioni, spreco e rifiuto zero”
UN MODELLO DI CIVILTÀ E DI SPERANZA PER UN FUTURO SICURO E SERENO PER L’UOMO
E DI TUTELA PER L’AMBIENTE, E PER UNA SOCIETA’ CONSAPEVOLE
(ASSOCIAZIONE FATTORIA AMICA)


LO SVILUPPO CONSAPEVOLE
Una nuova concezione del mondo, fondamento per una nuova politica, una nuova società, una nuova equità per la pace e il bene, per tutte le generazioni di uomini.

Sono ormai quasi quaranta anni che la Comunità internazionale ha riconosciuto la
trasversalità del “valore” ambiente riguardo alle attività umane ed alle decisioni
politiche in tutti i settori. Dal 1986, con la Dichiarazione di Rodi dei Capi di Stato e di
Governo dell’allora C.E.E., fino ai nostri giorni si continua a ribadire in tutti i consessi
internazionali, che nessuno decisione e scelta politica in tutti i settori delle attività
umane può essere presa senza una attenta valutazione dei suoi effetti ed impatti
ambientali e naturali.
Di fatto, però, il centro decisionale delle politiche mondiali, e quindi degli assetti
socio economici planetari, non risiede più nella funzione politica ma piuttosto in
recondite e nascoste finalità economiche e finanziarie.
C’è bisogno, pertanto di rifondare il modello di sviluppo socioeconomico verso la
consapevolezza e la sostenibilità non solo ambientale ma soprattutto nei riguardi
dell’uomo e della Società umana e, siccome discutere di sviluppo vuol dire apprezzare i
valori, c’è bisogno di rianimare la consapevolezza dell’uomo.
Lo sviluppo consapevole e l’uomo, un’avventura parallela che segna il degrado
dell’ambiente proprio quando si degrada spiritualmente e socialmente l’uomo e
viceversa: un’avventura che si è dipanata sui fili intrecciati del tempo e che sui fili del
tempo rivedrà o una palingenesi per l’uomo e per l’ambiente, se la società saprà
recuperare il controllo, anzi il contatto vivificante, con l’uomo e con la natura oppure
una lenta decadenza verso la sopravvivenza, se l’attuale “homo oeconomicus”
devasterà non solo l’ambiente naturale ma anche la sua essenza spirituale e la sua
anima.
Nasce, così, l’esigenza di una nuova cultura e di una nuova visione sociale che
sappia rinnovare le proprie fonti intellettuali, rivolgendosi a quel modello culturale, loSviluppo consapevole, il quale proietti l’uomo e la società umana verso la riconquista
dei veri valori “consapevoli”: la Spiritualità l’Umanità, la Naturalità e l’Armonia
planetaria.
La Spiritualità intesa come quella dimensione immateriale, che si rivela come
pensiero, sentimento e volontà, e che deve essere posta alla base delle opere e delle
azioni dell’uomo; intesa come interiorità, amore e misericordia, riconoscimento del
carattere complessivamente spirituale della realtà ed il valore dell’interiorità della
coscienza, contemplazione, non necessariamente ascetica ma sicuramente creatrice;

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ciò significa, per chi è fideista, rivendicare contro il dilagante materialconsumismo, la
trascendenza dell’essere divino, di Dio, ma anche dell’uomo e della natura.
L’
Umanita’ intesa come rivalutazione dei bisogni e dei valori dell’esperienza
umana, della centralità dell’uomo nella realtà, come rivendicazione dei diritti umani,
dell’esigenza di libertà e della dignità individuale; come affermazione del sentimento
di fratellanza e solidarietà; come ampia e nobile idea dell’uomo e dei suoi diritti
fondamentali; come antropologia relazionale, che conduca la politica a riannodare i
legami e le relazioni vincolanti tra l’uomo e l’uomo, tra l’uomo e la cultura, tra l’uomo e
la natura, tra l’uomo e la divinità, tra l’uomo ed i gruppi sociali, soprattutto quelli
storicamente emarginati, sfruttati ed incompresi, specialmente nei continenti di
conquista; intesa come nuova visione antropologica, che imprima alla società quella
forza unica, necessaria alla realizzazione di una governabilità oggettiva e democratica,
fonte di un’autentica cultura e di una responsabilità politica, garante della pace, della
giustizia, della partecipazione, del benessere e della solidarietà tra gli uomini e le
nazioni, cioè la realizzazione della regola francescana insita in “pax et bonum”
La Naturalita’ intesa come riconoscimento del complesso delle cose e degli
esseri dell’universo, contenenti il principio costitutivo che ne stabilisce l’ordine e le
leggi, della sacralità della natura, della sua stupefacente bellezza ed ingenuo incanto,
della sua capacità generatrice e della sua fecondità; intesa come profondo impegno
per la salvaguardia dell’ambiente, di vero ambientalismo che non riduca il problema
ecologico e sociale soprattutto ad una soluzione freddamente tecnicistica, nella
consapevolezza che il problema ambientale ha origini antropologiche e metafisiche,
che devono essere considerate per recuperare un rapporto vivificante tra Uomo e
ambiente naturale, non valutando la Natura come una semplice opportunità economica
o tecnica ma come l’orizzonte vitale ed essenziale per l’uomo. Quell’uomo che oggi
pretende di essere il padrone assoluto della natura e che ha conosciuto colossali
espropriazioni della propria dignità, della propria libertà, dei propri diritti, ed ha
subito le più amare delusioni dinanzi al crollo delle ideologie nel continuo e indefinito
progresso, che lo aveva inorgoglito per tanto tempo. Nel suo rapporto con l’ambiente
naturale l’uomo ha realizzato sì tante mirabili e gloriose conquiste ma ha anche visto
la natura inquinarsi e sfaldarsi sotto le sue mani ed ora egli s’interroga, con ansia, sulla
sufficienza, a sfamare le future generazioni di esseri umani, delle risorse naturali,
così come sono distribuite, sfruttate ed ampiamente saccheggiate oggi, mentre già nel
nostro tempo si riaffaccia ogni giorno il dramma dei milioni di nostri simili, tra i quali
migliaia e migliaia di bambini, che muoiono di fame e trasmigrano, rischiando la vita,
verso paesi che richiamano loro miraggi e speranze di sopravvivenza.
La protezione dell’ambiente è anche una questione etica a motivo delle forme
recenti assunte dallo sviluppo, che non sempre tiene nella dovuta considerazione

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l’uomo e le sue esigenze. C’è una responsabilità da non dimenticare ed è quella relativa
non solo all’uomo di oggi ma anche a quello di domani: ogni generazione, infatti,
guadagna o sperpera a vantaggio o a danno della successiva.
La saggezza e la naturalezza di Francesco d’Assisi e del popolo Indiano
d’America c’insegnano:
” L’uomo crede talvolta di essere stato creato per dominare, per dirigere. Ma si
sbaglia. Egli è solamente parte del tutto. La sua funzione non è quella di sfruttare,
bensì quella di sorvegliare, di essere un amministratore. L’Uomo non ha né potere né
privilegi. Ha solamente la responsabilità. ” ” Noi esseri umani dobbiamo tornare ad una
comprensione della terra e della natura nel senso morale del termine. Dobbiamo vivere
in armonia con un’etica della Terra. E’ l’unica alternativa possibile alla distruzione ed
alla morte.”
Proponiamo, pertanto, la costituzione di un Centro Culturale,
“REGULA OECOLOGICA”,
che attraverso eventi e corsi di educazione, di informazione e di formazione,
diffonda e divulghi, soprattutto tra i giovani, tra gli educatori, genitori ed insegnanti,
una nuova cultura universale, una moderna
REGULA OECOLOGICA” che diffonda
umiltà, sobrietà, sostenibilità e consapevolezza al fine di edificare una nuova società
di persone fondata su spiritualità, umanità e naturalità, una nuova società che conduca
al conseguimento della pace, dell’equità, del benessere e dell’armonia cosmica,
universalmente estesi a tutte le popolazioni del pianeta Terra.

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OPPORTUNITA’ PER LE COMUNITA’ LOCALI
NELL’ERA DELLA GLOBALIZZAZIONE
“ECONOMIA, TERRITORIO ED AMBIENTE, SVILUPPO CONSAPEVOLE”
Si sa che le grandi scelte politiche e sociali vengono promosse ed imposte alla
popolazione da chi detiene il potere economico, da cui discendono tutti gli altri poteri
decisionali.
L’indirizzare, quindi, la società umana verso la globalizzazione non poteva non
essere una scelta verticistica, la quale, come tutte le decisioni verticistiche, va
enfatizzata, resa brillante e magnificata, esaltandone, a volte mistificando, soltanto
gli aspetti positivi, belli e vantaggiosi.
I TRATTI NEGATIVI DELLA GLOBALIZZAZIONE
Non bisogna, pertanto, soffermarsi, sarebbe superfluo, sugli ormai noti, sempre
enfatizzati e sovrastimati aspetti positivi della globalizzazione ma si vuole accennare
ad alcuni aspetti negativi, i quali, se vogliamo che la globalizzazione sia una scelta
sociopolitica vantaggiosa ed utile per la società umana, vanno considerati e valutati,
corretti e non esorcizzati.
E’ opinione diffusa che, se non saremo in grado di modificare alcune gravi
distonie dell’attuale trend dello sviluppo globale, esso può ritorcersi contro la società
umana; ma penso, anche, che chi per primo ne saprà cogliere le modificazioni e le
migliorie avrà la capacità di cogliere a livello locale maggiori vantaggi e maggiori
opportunità della globalizzazione.
La prima distonia e la prima critica, che si può muovere alla globalizzazione è il
fatto che essa si risolve quasi esclusivamente nell’occidentalizzazione del mondo.
Questo modello di sviluppo ha posto in cima alle aspettative di ogni paese e
d’ogni popolo, soprattutto nei PVS, da poco liberati dalla subordinazione coloniale ma
non ancora dai bisogni fondamentali e primitivi, lo sviluppo materiale, imperniato sul
massimo consumismo.
E’ una visione del mondo così invasiva, pervasiva e persuasiva, che dovunque i
popoli, molto diversi come mentalità e come tradizione e costumi, si sono trovati
avvolti in una percezione tutta occidentale della realtà, del suo edonismo, del suo
consumismo ma anche della sua aggressività e della sua arroganza, della sua ormai
superata visione illuministica ma anche del suo fascino e dello stimolo all’imitazione ed
all’eccessiva emulazione, perché carica di promesse e di aspettative di un benessere
esclusivamente materiale.
Un secondo grave difetto consiste nel fatto che la globalizzazione riguarda
esclusivamente il mercato, il commercio, in altre parole il profitto. La globalizzazione
è mercato solo monetizzato quindi nemmeno economia reale; tutto è governato da un
bene convenzionale e virtuale, la moneta, completamente avulso dalle risorse reali

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disponibili sul pianeta e privo di qualsiasi elemento qualitativo, assiologico, relazionale
e soprattutto antropologico.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: la pace è lontana, la volontà di aggressione
è quotidiana, il profitto ed il possesso generano egoismo, individualismo e violenza
quotidiana, i poveri sono diventati miserabili, i profughi uguagliano in numero i
cittadini, la capacità di fuoco è l’affare più remunerativo, le relazioni umane stanno
scomparendo, l’ambiente vitale si sta distruggendo.
Terzo. La cultura, ormai unica fonte di evoluzione per la società umana,
essendosi sostituita all’evoluzione biologica, sta perdendo ogni diversità, prerogativa
unica di evoluzione. Il mercato tutto unifica, mercifica, standardizza, omologa,
normalizza e soprattutto disumanizza, perché le tradizioni, le originalità, le diversità, i
costumi, le usanze vengono derise ed uccise. Viviamo in un mondo preconfezionato,
dove non c’è più sorpresa, incanto, creatività, sentimento, sentire il cuore che batte
per un’emozione, e soprattutto dove non c’è più originalità ed autenticità di valori. I
nuovi valori vengono decisi ed imposti con le mode attraverso una pubblicità diventata
un sottile strumento di mistificazione ed annullamento psicologico del cittadino
diventato soltanto consumatore.
Quarta distonia. L’inquinamento e le problematiche ambientali, cui vanno
associate le gravissime problematiche energetiche ed il fenomeno, appena emergente
ma ingente quanto a dimensioni nascoste, della qualità dei cibi, da cui principalmente
deriveranno in un imminente futuro i più gravi danni alla salute della gente. Le
malattie, soprattutto alcune nuove malattie, stiamo rischiando di globalizzare.

LA RINASCITA, LA PALINGENESI E LA RISCOPERTA DELLE COMUNITÀ
LOCALI E DEL LOCALISMO.
Ma c’è un aspetto che sta qualificando il fenomeno della globalizzazione, un
aspetto sicuramente inatteso ed imprevedibile, apparentemente antitetico e
paradossale rispetto ad un fenomeno, che universalizza come la globalizzazione.
Ci si riferisce alla rinascita, alla palingenesi ed alla riscoperta delle Comunità
locali, del localismo.
Sarebbe interessante discuterne le motivazioni socioculturali e le pieghe
psicologiche dell’uomo, il quale si rifugia nel particolare proprio in un momento storico,
apparentemente tanto affascinante e seducente, caratterizzato dalla proiezione
planetaria ed universalizzante delle attività umane.
Ancor più interessante, però, può essere il coglierne le opportunità e le
possibilità di buon sviluppo socioeconomico e di recupero culturale per una comunità
locale e i territori circostanti.